Rolex entra nel metaverso con crittografia e NFT
Il settore delle criptovalute sta crescendo sempre più in valore e popolarità, attirando a sé brand come Rolex.
Scopri di piùA inizio settembre la rivista The Information ha rivelato che Apple, in una comunicazione dedicata alle startup, ha affermato che sarà possibile vendere NFT tramite le app elencate nell’App Store, ma che tutte le vendite sono da considerarsi come acquisti in-app e quindi soggette alle commissioni di Apple.
Questo ha costretto molte giovani piattaforme specializzate in NFT a limitare la funzionalità in-app, nel tentativo di evitare la commissione del 30%, nonostante il fatto che Apple non svolga alcun ruolo nel facilitare le transazioni in NFT, se non semplicemente accettarne la presenza.
Il blogger specializzato in brevetti tecnici Foss Patents ha osservato che per gli sviluppatori, con una commissione del 30%, i guadagni non sono soltanto difficile, ma in generale impossibili.
La direttrice di The Information, Jessica Lessin, ha condiviso sui propri social una sua riflessione, chiedendosi se: “C’è un qualche settore innovativo che non si trova costretto a dover passare attraverso la graticola dell’App Store”.
Tim Sweeney, il CEO di Epic Games, ha invece condiviso alcuni pensieri sulla questione in un tweet, descrivendo la meccanica dell’App Store come un “servizio di pagamento in-app grottescamente costoso.” Sweeney ha a lungo sostenuto che le commissioni di Apple penalizzano gli sviluppatori e lasciano pochi benefici per la crescita del settore.
In generale, è nostra opinione che il problema maggiore degli NFT oggi è che – sebbene legati al mondo blockchain e quindi per natura disintermediati dai grandi player digitali – il mercato è estremamente dipendente da piattaforme terze (come Opensea e la stessa Apple) che erodono i margini di vendita dei creator con le loro commissioni.
Per crescere e prosperare, gli NFT hanno bisogno di emanciparsi dal modello Amazon, e di prendere la strada dell’autopromozione e vendita.